Gianluigi Piras, pensiero e azione

[Federico Zappino]

Il commento più diffuso a margine delle dichiarazioni, forse fraintese ma comunque ritrattate, di Gianluigi Piras – esponente sardo del PD il quale ieri augurava pubblicamente all’atleta russa Isinbayeva di essere stuprata altrettanto pubblicamente, dato l’appoggio entusiastico di quest’ultima alla legge antigay di Putin – è stato pressappoco il seguente: “Quelle parole orrende / deplorevoli / scandalose / frutto di uno stato di non lucidità non corrispondono a ciò che Gianluigi Piras pensa davvero, dal momento che egli è politicamente impegnato / in prima linea sul tema dei diritti civili / intelligente / sensibile / sincero / disinteressato”.
Secondo me è proprio il contrario, invece. Anche al di là di questo singolo caso e fermo restando che ciò che davvero pensa Piras lo sa solo lui (dato che il pensiero è istintivo e, per sua natura, nascosto e nascondibile allo sguardo degli altri, a differenza dell’azione), mi viene da commentare che ciò che diciamo e ciò che pensiamo coincidono, anche in tutti quei casi in cui diciamo e pensiamo qualcosa che altri reputano sconveniente. A volte, semmai, siamo maggiormente capaci di tacere, di soppesare le parole di cui ci serviamo per comunicare il nostro pensiero agli altri, specie se vogliamo evitare le conseguenze che possono far seguito a un’opinione irresponsabile come in questo caso, o anche di mentire spudoratamente. Altre volte non siamo in grado di farlo: vomitiamo, letteralmente, quello che è il nostro pensiero “più autentico” sulle cose; ci sale in bocca da solo non perché l’impeto o il desiderio o la passione lo annebbiano, ma proprio perché lo strutturano e lo accompagnano fuori. Non vi è pensiero più autentico e viscerale, secondo me, di quello che comunichiamo a parole quando litighiamo aggressivamente, o quando facciamo sesso, o quando siamo animati da un ideale politico che vorremmo che altri condividessero. Paradossalmente, è il “politicamente corretto” che informa gran parte delle azioni politiche a mantenere nell’ombra il pensiero individuale sulle cose, non il suo contrario: il pensiero non ha alcun dovere di rispettare gli altri, non ha alcun dovere di essere corretto ed è sempre potenzialmente in grado di sovvertire, rivoluzionare, creare fratture (tutte cose che possono essere “negative” o “positive” a seconda dei casi). E il fatto che il politico in questione sia partiticamente impegnato sul fronte dei diritti di gay, donne etc. non muta nemmeno per un istante questa relazione – che può anche essere una non-relazione – tra azione e pensiero.

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Autore: OndeCorte

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