L’indipendenza e il continente

sovranisti[Marco Piccinelli]

Nelle ultime elezioni regionali, svoltesi a metà febbraio del 2014, la Sardegna è andata ad eleggere il rinnovo del proprio Parlamento in un clima politico non ostile all’indipendentismo, con un’astensione che si prevedeva già abbastanza alta a partire dai sondaggi e con una nuova legge elettorale.
L’ultimo fattor non è da prendere così alla leggera, tanto che il blogger Emanuele Rigitano, sul suo blog per Linkiesta, ha chiamato 
sardum la nuova legge lasciata in dote dalla quattordicesima legislatura, così da marchiarla come precorritrice rispetto all’italicum, la dibattuta e discussa legge Renzi-Berlusconi.
La nuova legge elettorale, dunque, porta ad un bipartitismo forzato e, per non gravare sui bulbi oculari di chi legge, basterà riportare qualche cifra cardine del 
sardum: a parte il dato dell’ottenimento del premio di maggioranza, i numeri da tenere a mente sono 10, 5 e 10.
Gli analisti, editorialisti, cronisti e politologi più attenti e preparati di chi scrive avranno già esaurientemente spiegato tutto lo scibile umano sui reali obiettivi della legge elettorale sarda: bipartitismo, sistema 
ultramaggioritario, due coalizioni al massimo e il resto ‘ognun per sé e Dio per tutti’.
La prima delle tre cifre è riferita alla percentuale di sbarramento per le coalizioni che si presentano alle elezioni; il 5 è la soglia minima per i partiti non coalizzati e l’ultimo deca prevede – e qui serve l’aiuto testuale del legislatore – 
«nessuno sbarramento è previsto per le liste all’interno delle coalizioni che abbiano superato il 10%».
E per la prima volta nella storia delle elezioni sarde la maggioranza delle liste era a carattere indipendentista e sovranista: 15 in tutto, contro le 5 della precedente tornata elettorale del 2009 e le 6 del 2004.
Per la prima volta, dopo la doppia scissione subita dal partito di Gavino Sale, iRS conclude un accordo con una coalizione italiana (quella di centrosinistra); un partito indipendentista entra nel Parlamento Sardo e 75.981 sardi (i voti riferiti alla candidata Michela Murgia) non sono rappresentati a causa della legge elettorale.
La tendenza all’indipendentismo è determinata dalla contaminazione che le forze che 
gherrano pro sindipendentzia, hanno avuto sulle altre, quelle italiane: […] «ogni ipotesi, tesi e prassi, e le forme di agire di iRS, sono patrimonio comune collettivo di tutta la classe politica sarda: t-u-t-t-a! Dico questo perché è levidenza tanto che Mauro Pili, candidato Presidente, parla di indipendenza; Michela Murgia parla di indipendenza, Pierfranco Devias parla di indipendenza, perfino Cappellacci ne parla! Allora l’obbiettivo è stato raggiunto!» . Così diceva prima delle elezioni Sale, e così ha continuato ad affermare durante il suo primo intervento nel Parlamento Sardo.
Nel post-elezioni il politologo presso l’Università di Sassari Carlo Pala, in un editoriale per 
focusardegna.com, scriveva: «E gli indipendentisti? Resto convinto che non solo non hanno perso, ma finalmente si sono dimostrati forze politiche inclini alle Istituzioni, come era chiaro da tempo. Al di là delle attese a livello mediatico costruite artatamente da diversi osservatori, infatti, nel Consiglio regionale sardo abbiamo un leader recente dellindipendentismo sardo, Sale; alcuni partiti (Rossomori e Partito dei Sardi) dichiaratamente di quellidea; una candidata che, comunque la si voglia vedere, era diretta espressione di una serie di sigle che si rifanno a quel mondo e che, in virtù di una legge elettorale quantomeno discutibile, non trova rappresentanza con più del 10% dei consensi.

Che non fossero elezioni uguali alle altre, sono soprattutto i fatti ad averlo dimostrato».
E come dare torto al professore Carlo Pala?
Nonostante una legge elettorale antidemocratica, come l’avrebbero apostrofata i radicali dei tempi migliori, gli indipendentisti/sovranisti/sardisti sono presenti (e come!) nel Parlamento Sardo, una rapida scorsa ad essi può giovare: due seggi al Partito dei sardi e altrettanti ai Rossomori; uno all’iRS, La Base, Uds e Lista ZonaFranca-Randaccio; 3 al Psd’az.
Con tutti i distinguo del caso, le organizzazioni sovraniste/indipendentiste/sardiste presenti nel Parlamento Sardo sono ben 7 e i consiglieri regionali, sommati assieme, sono 11.
Basterebbe solo questo a spiegare come mai un continentale dovrebbe scrivere di politica sarda e di indipendentismo: perché, dall’altra parte del Tirreno, c’è vita.
La concezione che si ha della politica sarda al di qua del mare è – molto probabilmente – la stessa che si ha del mirto avendo bevuto un solo ‘Zedda Piras’.
Senza nulla togliere alla storica marca, s’intende!
Si calcola, magari con una delle più imponenti tracotanze, che sia un posto per la sola villeggiatura continentale, al riparo da stress e da ansie delle metropoli; si ritiene, forse, che i Sardi vogliano l’indipendenza tanto quanto i leghisti la pretendano nell’istante unico (e ultimo) in cui urlano SECESSIONE! a Pontida e nulla più, perché in fondo gli fa comodo essere con lItalia.
E in parte, il buon Angelo Caria già rispondeva sulle differenze tra gli indipendentisti sardi e i primi focolai di leghismo. Nel 1992 egli affermava: «se dovessimo andare a farci un giro nelle nostre coste troveremmo una cementificazione lombarda che copre il nostro territorio». E la situazione pare non essere cambiata di molto.
Basterebbe anche questo, per spiegare le motivazioni di uno studio, di una scrittura, di un interesse che va oltre la semplice ricerca di ‘qualcosa che sia di nicchia’.

E poi, infine, basterebbe dire che da un po’ di tempo, l’Isola ha iniziato a sostenere una condotta di vita continentale e a riempirla di studi, di cifre e di letteratura: di Lussu, di Bellieni, di un mondo che, al di qua del Tirreno, si snobba non sapendo che, in realtà, si trascura un popolo portatore di una tradizione millenaria. Non semplicemente e banalmente prenuragica, usando tale termine nell’accezione dispregiativa col fine di additare una persona refrattaria a mutare un proprio stile di vita. Ma naturalmente sarda.
Come avrebbe scritto Atzeni in ‘Passavamo sulla terra leggeri’: “
Eravamo felici. Chiamavamo noi stessi sard, che nellantica lingua significa danzatori delle stelle”.

orgosolo (76)Marco Piccinelli, blogger e collaboratore giornalista. Attualmente iscritto al terzo anno del Corso di Laurea in Lettere presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi Tor Vergata. Ho un blog per formiche.net e collaboro con la testata on line Controlacrisi.org, fino ad una manciata di mesi fa anche con il quotidiano d’approfondimento politico e culturale Lindro.it. In tutte e tre le circostanze mi sono occupato di temi riguardanti la politica sarda, del sovranismo, dell’indipendentismo e del sardismo; delle modalità attraverso cui l’Isola si stesse approcciando alle elezioni regionali imminenti del 16 febbraio e di come le stesse affrontando, guardandole con gli occhi del continentale, cioè di chi sta dall’altra parte del Tirreno.

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Autore: OndeCorte

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