Non c’é proprio niente da festeggiare
[Comitato No chimica verde]
Anche il cielo si ribella alla festa dell’Eni. E non si può non essere presi da una rabbia sorda pensando alle migliaia e migliaia di miliardi bruciati in un progetto che si è dimostrato demente fin dall’inizio e si vorrebbe ripristinare a suon di altri miliardi che sarebbe talmente più giusto consacrare ad altro, prima di tutto alle bonifiche. Oggi le lacrime sono difficili da trattenere pensando a quelli che qui ci hanno lasciato la vita, si sono ammalati o che, ormai fuori dal circuito produttivo, continuano ad ammalarsi. Senza alcun segno di pentimento da parte dei responsabili e senza nessun risarcimento che, pure non annullando il dolore, lo renderebbe più sopportabile per i familiari. Ma oggi i responsabili di questo disastro, su quelle macerie, su quei veleni e su quei cancri invece di risarcire chi ne ha subìto e subisce le dolorose conseguenze sul proprio corpo e sulla propria vita, festeggiano e lo fanno con tutta l’intera classe politica sarda. E in effeti c’é molto da festeggiare per l’Eni, in primis la prescrizione nel processo che la vedeva imputata per l’immane disastro di Porto Torres, la VIA e l’AIA rilasciate nonostante la mancanza di biomasse per alimentare la centrale, la possibilità di bruciare FOK contaravvenendo agli impegni presi con le istituzioni, insomma i motivi non mancano. Certo fa specie che un Minsitro all’Ambiente venga a portare il proprio benestare in un S.I.N. ormai famoso per la darsena più inquinata d’Europa e non solo. Comprendiamo l’amarezza di chi il lavoro non lo vede neanche in sogno, fatta anche di aspettative infrante, di attese mai soddisfatte, di giorni che non hanno mai annunciato un giorno nuovo. Bene, a tutti quelli che nel bene e nel male hanno lavorato e creduto nelle Sir prima, nell’Eni dopo e in Matrica adesso, e a tutti quelli che non ci hanno mai lavorato e non ci lavoreranno mai, a tutti diciamo semplicemente che anche oggi noi non smetteremo di voler voltare pagina. Noi di No Chimica Verde potremmo pensare ad altro, se non ci fosse da immaginare un altro mondo che prenda il posto dell’attuale, disfatto e come sfinito. Perché resta da fare tutto. Da fare quello che i magistrati anche i più solerti, più presi dal bene pubblico, più impregnati di giustizia, non possono o non vogliono fare. Costruire un nuovo mondo su quest’immane maceria che ci lascia la scommessa di altri tempi sulla chimica, di base e di qualunque altra razza sia. Un altro Porto Torres e un altro NordSardegna sono alla nostra portata senza veleni, senza cancri senza chimica, in una parola senza Eni. Con altre attività, altre fonti di reddito, altri modi di lavorare e di vivere più umani, più corrispondenti alle infinite possibilità che richiudono in se le persone e le cose in questi luoghi nostri da riportare a nuova vita. E lo diciamo all’Eni, che deve comunque riparare e risanare, ma lo diciamo prima ancora ai pessimisti, agli stanchi, agli arresi. A tutti quelli che sospirano che ci vorranno 20 anni. E allora? Sir e Eni ci hanno messo 50 anni a tutto distruggere! Ora è venuto il momento di costruire e il futuro ci appartiene tutto poiché l’Eni, scomparendo dalla nostra vista, libera l’intero orizzonte del possibile. E noi anche oggi che é la festa di Matrica, manteniamo la promessa, poiché per i nostri morti poco si può fare, salvo render loro giustizia.